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Immuni, l’app anti Covid-19: si o no?

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In questi giorni si parla tanto di Immuni, l’app creata per combattere le epidemie (come il Covid-19) che avverte in modo veloce e senza tracciare gli spostamenti, gli utenti che possono essere stati contagiati.

È proprio sulla questione “tracciamento”, che si dividono le opinioni degli italiani, fortemente combattuti tra l’utilizzo o meno dell’app. Nello specifico, gli utenti NON hanno alcuna voglia di perdere la loro privacy che, come si legge nel sito ufficiale della piattaforma, non è assolutamente “messa in discussione”.

Come funziona Immuni?

L’app Immuni avverte tramite notifica, gli utenti che sono stati esposti a una persona potenzialmente contagiosa. L’intero sistema è basato sulla tecnologia Bluetooth (non utilizza, quindi, dati di geolocalizzazione e/o GPS). Dal sito ufficiale si apprende che l’app NON raccoglie dati identificativi degli utenti come nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo email. L’app Immuni è capace di determinare il contatto avvenuto fra due utenti, ma non chi siano effettivamente. Tantomeno il luogo del contatto.

Riporto testualmente, a titolo esemplificativo, il caso pratico presente sul sito di Immuni, così da comprendere esattamente come funziona l’applicazione.

Consideriamo l’esempio di Alice e Marco, due ipotetici utenti.

Una volta installata da Alice, l’app fa sì che il suo smartphone emetta continuativamente un segnale Bluetooth Low Energy che include un codice casuale. Lo stesso vale per Marco. Quando Alice si avvicina a Marco, gli smartphone dei due utenti registrano nella propria memoria il codice casuale dell’altro, tenendo quindi traccia di quel contatto. Registrano anche quanto è durato il contatto e a che distanza erano i due smartphone approssimativamente.

I codici sono generati del tutto casualmente, senza contenere alcuna informazione sul dispositivo o l’utente. Inoltre, sono modificati diverse volte ogni ora, in modo da proteggere ulteriormente la privacy degli utenti.

Supponiamo che, successivamente, Marco risulti positivo al SARS-CoV-2. Con l’aiuto di un operatore sanitario, Marco potrà caricare su un server delle chiavi crittografiche dalle quali è possibile derivare i suoi codici casuali.

Per ogni utente, l’app scarica periodicamente dal server le nuove chiavi crittografiche inviate dagli utenti che sono risultati positivi al virus. L’app usa queste chiavi per derivare i loro codici casuali e controlla se qualcuno di quei codici corrisponde a quelli registrati nella memoria dello smartphone nei giorni precedenti. In questo caso, l’app di Alice troverà il codice casuale di Marco, verificherà se la durata e la distanza del contatto siano state tali da aver potuto causare un contagio e, se sì, avvertirà Alice.

Ma quindi? Immuni si o no?

Immuni è una tipologia di applicazione che, per funzionare correttamente, dovrebbe essere scaricata dal 60% della popolazione. Gli utenti sono però appunto titubanti, proprio perché hanno paura di essere “osservati” e di perdere la propria libertà.

Ed è qui, però, che vorrei soffermarmi in questo articolo. È proprio questo il punto focale della mia riflessione: siamo sicuri che sia davvero Immuni l’app che deve preoccuparci? Sicuri che sia Immuni a farci finire in una sorta di Grande Fratello? Considerando i vari sistemi di tracciamento che quotidianamente monitorano la nostra attività online e i nostri movimenti fisici grazie agli smartphone, credo che l’app anti-epidemie, sia l’applicazione meno preoccupante tra quelle installate.

Un’app che permette di avvertire rapidamente gli utenti che sono stati in prossimità di qualcuno contagioso e che suggerisce l’isolamento o il contatto con il proprio medico di famiglia, non può impensierirci considerando che, ogni giorno, distribuiamo per il web centinaia di mi piace, recensioni e commenti (che ben definiscono i nostri interessi ed evidenziano i luoghi che visitiamo).

immuni

Ma perchè, i Mi Piace… “ci tracciano”?

Ti risponderei subito SI, senza tanti giri di parole. Ma voglio spiegarti anche il perché. Ogni volta che lasci la tua recensione al ristorante in cui hai pranzato e/o cenato, “tutti” sanno che sei stato in quel locale. Allo stesso modo, ogni volta che metti un like a un piatto gustoso, a un vestito super-fashion o all’ultimo modello di smartphone o di automobile, stai praticamente dicendo a “tutti”cosa ti piace.

Potrei andare avanti per ore. Il concetto è semplice: stai “regalando” più informazioni personali tu a “tutti”, di quante Immuni possa raccoglierne con la semplice installazione dell’app nel tuo cellulare. È un dato di fatto.

I dati che “semini” online, vengono utilizzati dalle aziende, per personalizzare i messaggi pubblicitari che ritrovi nelle ore e nei giorni successivi, sui social, nelle mail e/o navigando sul web. Ti sarà capitato decine e decine di volte: metti il tuo like a un post e per giorni, non fai che vedere “robe simili”. Stessa identica cosa accade quando visiti un determinato luogo: nei giorni successivi, potresti visualizzare dei post inerenti quello specifico prodotto e servizio.

NOTA: se hai un’attività o un business online e vuoi utilizzare anche tu questa favolosa strategia di marketing per “intercettare” il tuo potenziale cliente proprio quando sta cercando il tuo prodotto e/o servizio, clicca qui!

Sei tu che fornisci i dati alle aziende, ogni giorno, semplicemente navigando online. Non Immuni in questo periodo storico particolare. Pensaci bene: cosa credi accada quando rispondi ai sondaggi online, quando partecipi ai contest, quando commenti un post su Facebook o rispondi ad una domanda nelle stories di IG?

Conclusioni

Immuni si o no? Considerando che l’app è stata pensata per la propria sicurezza e per quella degli altri, io credo sia utile, almeno in questi mesi, averla tra le app del cellulare. Se la tua titubanza è appunto, legata al tracciamento o alla privacy, come detto, stai tranquillo perché è certamente più sicura di tante altre app che hai già sul cellulare.

Tu? Cosa farai? Scaricherai o meno Immuni sul tuo smartphone?
Fammelo sapere tramite messaggio privato.

Alla prossima!
Antonio