Come comunicare sui social - Antonio Mariggiò

Come comunicare sui social: prima la mentalità, poi i post!

Tempo di lettura: 5 minuti

Se pensi che basti “esserci” su Facebook o Instagram per ottenere risultati, ti stai già condannando all’invisibilità. Aprire un profilo è banale. Comunicare sui social con il giusto linguaggio no. È importante sfruttare i trend del momento, i formati più in voga, la musica, le emoticons (senza esagerare), le GIF animate, le storie, le challenge, gli hashtag e tanto altro. Tutti gli elementi cioè, che oggi completano il grande e complesso puzzle di una buona comunicazione social.

In questo articolo ti mostro perché l’aziendalese non funziona più e, soprattutto, ti regalo due azioni pratiche per riprogrammare il tuo approccio sui social network. Se ti basta il concetto, puoi fermarti qui; se invece vuoi passare da presenza a rilevanza, continua a leggere.

L’illusione della presenza

“Ci siamo anche noi su Instagram.” Quante volte l’hai sentito dire? E quante volte, aprendo quel profilo, hai trovato l’ennesima bacheca ferma a tre mesi fa, con il logo messo in bella vista e zero interazioni?

Aprire un account non è sinonimo di comunicazione; è solo il primo passaggio burocratico per ottenere le “chiavi” d’ingresso alla piazza digitale. Secondo un recente studio pubblicato da DataReport, in Italia, il 71 % della popolazione (parliamo di oltre 42 milioni di persone) usa attivamente i social media ogni mese. Se la tua azienda si limita a un presidio formale, diventa invisibile in mezzo a un flusso di contenuti che scorrono alla velocità della luce.​ Pensa che in media, nel mondo, gli utenti usano le piattaforme social per 2 ore e 23 minuti al giorno: un flusso in cui i contenuti mediocri, evaporano in pochissimi secondi.

Non basta, quindi, essere presenti. Bisogna esserlo in modo corretto, con attenzione e partecipazione, con l’intento di creare conversazioni invece che vetrine. Per intenderci: se apriamo semplicemente un account social e non facciamo null’altro (o peggio, pensiamo di comunicare su quel canale come lo facciamo offline) è come se stessimo noleggiando uno stand in una fiera, per poi lasciarlo completamente vuoto. Sarà solo una spesa inutile.

L’errore dell’aziendalese

Molti imprenditori continuano a comunicare online come farebbero su un catalogo o in una pagina pubblicitaria di rivista: testo impostato, claim altisonanti, foto patinate a tutta pagina. È un linguaggio nobile, ma inadeguato alla grammatica social. Qui vince chi riesce a trasformare l’azienda da ente astratto a struttura digitale riconoscibile.

Il pubblico, infatti, non reagisce a un elenco di “siamo leader, offriamo qualità, puntiamo all’eccellenza”. Reagisce alla storia di un risultato, a un dietro-le-quinte, a un piccolo fallimento raccontato con onestà. Più l’imprenditore resta arroccato nel gergo corporate, più si allontana dalla piazza in cui tutti parlano un linguaggio semplice, fatto di emoji, trend sonori, tag, stitch e duetti.

E se l’AI ti permette di velocizzare dei processi o di creare dei contenuti nuovi e in voga, non puoi pensare di mettere il prosciutto sugli occhi, ignorando ciò che sta accadendo intorno a te. Per farla breve: più rimani impostato, più sembri distante.

Comunicare sui social: Ogni piattaforma è un mercato a sé

Un bravo imprenditore studia i mercati prima di investire. TikTok, LinkedIn, Instagram e YouTube sono mercati diversi. Cambiano età media, formati preferiti, tempi di utilizzo. Gli utenti, come abbiamo visto, passano tanti minuti al giorno sui social. Ma non li passano tutti sullo stesso canale e non nello stesso modo.

Se su Instagram dominano i reel verticali di 30-60 secondi con audio “in trend”, in questo momento su LinkedIn performano i testi narrativi, preferibilmente senza link esterni. Su TikTok la musica conta quanto il messaggio: se scegli una traccia fuori moda, vieni “skippato” prima di poter pronunciare la seconda parola. Adattare il format non vuol dire svendere la propria identità: significa comunicare sui social in modo corretto. Vuol dire tradurre il medesimo concept nel “dialetto” di ogni piattaforma, come farebbe un’azienda che apre diverse filiali in Paesi diversi.

Comunicare sui social: La trappola dell’autoreferenzialità

C’è un altro ostacolo culturale: la mania del “super-fighismo”. Post ultra-curati graficamente, video corporate con montaggi cinematografici. E poi? Poche visualizzazioni e nessun commento. E questo perché l’algoritmo premia la pertinenza sociale, non la sola estetica. Un contenuto bellissimo ma “sordo” rispetto alla conversazione in trend, resta praticamente invisibile.

Inoltre sprechi budget e mandi un segnale di lontananza agli utenti. Il pubblico percepisce un’azienda che “parla da sola”, autoreferenziale, più interessata a mostrare i muscoli che ad ascoltare realmente le esigenze. Il vero lusso online oggi è l’autenticità: un video girato con lo smartphone, ma con un messaggio utile e un tono umano, genera più fiducia di uno spot da migliaia di euro, ma privo di anima.

Ora voglio darti due consigli utili per un cambio di mentalità doveroso per essere presente in modo corretto sui social.

1 – Pubblica per la community, non per il CdA

La prossima volta che vuoi comunicare sui social e che stai per cliccare Pubblica, fermati dieci secondi e chiediti:
A chi serve davvero questo contenuto?

  • Se serve a far dire al CdA “Wow, che bel post!” ma potrebbe non generare domande, like o condivisioni… fermati!
  • Se invece risponde a un dubbio reale dei tuoi clienti, mostra un processo dietro-le-quinte o offre un micro-tutorial, allora sei sulla buona strada.

TIPS SUPER-UTILE: prima di scrivere, leggi i commenti dei profili interessanti per il tuo stesso target e annota le domande più frequenti. Trasforma quelle domande in mini-video, caroselli, storie: è il modo più diretto per essere percepito come utile e non auto-celebrativo.

2- Pianifica l’ascolto come pianifichi il budget

Ascoltare è un’attività che richiede tempo e metodo, proprio come la stesura di un business plan:

  • imposta alert con parole chiave del tuo settore
  • segui hashtag rilevanti e pertinenti
  • scorri TikTok o Reels non da spettatore ma da analista
  • scopri i trend audio che stanno spopolando
  • identifica i format narrativi che usano i creator

TIPS SUPER-UTILE: annota ogni settimana almeno 3 spunti creativi da testare. Il segreto è la sperimentazione rapida. L’algoritmo premia chi adatta l’idea al volo, non chi attende l’approvazione di cinque livelli gerarchici. Se un trend nasce oggi, dopodomani sarà già vecchio e passato. Velocità, dunque, ma anche coerenza: scegli solo ciò che puoi reinterpretare con naturalezza, in linea col tuo TOV aziendale.

Comunicare sui social: È (soprattutto) una questione di mentalità

Molti imprenditori mi chiedono: “Qual è la piattaforma giusta per la mia azienda?” Purtroppo è la domanda sbagliata. La prima domanda dovrebbe essere: “Sono disposto a mettermi in discussione, ad ascoltare e a sperimentare?

I social network non sono canali di vendita travestiti, ma spazi di relazione. Se li tratti come bacheche pubblicitarie, smettono di funzionare. Se li tratti come occasioni di confronto, diventano acceleratori di fiducia. Comunicare sui social impone una vera e propria evoluzione del mindset.

Il cambio di mentalità richiama il concetto di marketing gravitazionale: non rincorro il cliente, creo contenuti che lo attraggono. Ma l’attrazione non è magia: nasce da empatia, studio dei linguaggi e coerenza strategica.

Ricorda che il pubblico può perdonare un video imperfetto ma difficilmente perdonerà la distanza emotiva. Mostrati, racconta ciò che impari, celebra i risultati del tuo team, ammetti gli errori, adatta la tua comunicazione ad ogni piattaforma, studia il target, intercetta i bisogni. Più il tuo brand diventa “struttura digitale riconoscibile”, più il mercato ti ascolterà.

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A prestissimo!
Antonio