Flexare, sì o no? In quale caso funziona? E quando invece può renderti ridicolo? Partiamo con il dire cosa vuol dire questa parola affascinante e allo stesso tempo terribile. Flexare: deriva dal verbo inglese “to flex”, ovvero “flettere i muscoli per metterli in mostra”. Sui social, equivale a sbandierare risultati, successi, o uno stile di vita sopra le righe. Insomma, il caro vecchio “tirarsela” adattato ai tempi di Instagram e TikTok.
Ma flexare è davvero utile o rischiamo di sembrare solo dei fenomeni da baraccone? Vediamo insieme i pro e i contro di questo comportamento che dilaga e di cui tanti parlano.
Flexare, istruzioni per l’uso: quando funziona
Flexare è un’arma potente e su questo non ci piove. Viviamo nell’epoca della visibilità estrema, dove condividere successi e traguardi può farti emergere rapidamente dalla massa. Se lo fai con criterio, puoi risultare credibile e professionale per chi ti osserva.
Puoi ispirare fiducia, costruire una reputazione solida e, perché no, diventare il punto di riferimento per chi vuole imitarti o seguirti. Ma attenzione, perché la linea tra flexare bene e fare una figuraccia è davvero sottile. Devi saper giocare d’astuzia e scegliere accuratamente cosa, come e quando condividere. Insomma, devi essere molto cauto e attento.
- Mostra competenza: Se hai vinto un premio importante o raggiunto un traguardo significativo, condividerlo non è solo legittimo ma è anche intelligente. Sei bravo: fallo sapere!
- Effetto aspirazionale: Il pubblico cerca modelli da seguire. Un personal trainer che pubblica trasformazioni fisiche incredibili diventa una calamita per nuovi clienti. Ecco: questo vuol dire flexare bene!
- Prova sociale immediata: Numeri e certificazioni fanno sempre effetto. Se dimostri di sapere il fatto tuo con risultati oggettivi, stai flexando nel modo corretto. Continua a farlo!
Vuoi un esempio super pratico? Un’azienda che vende tramite il proprio e-commerce e che mostra un’impennata delle vendite sul back-end di Sellfy, rassicura i suoi potenziali clienti sulla qualità del lavoro svolto e persuade i potenziali clienti a comprare. Ecco come flexare diventa davvero una strategia utile allo scopo.
Quando flexare ti rende ridicolo
Purtroppo, esiste anche l’altro lato della medaglia. Quello in cui flexare diventa sinonimo di superficialità, insicurezza o, peggio, incoerenza. In questo caso, il rischio principale è quello di apparire poco autentici, generando scetticismo e sfiducia da parte di chi ci segue.
Se l’ostentazione diventa l’unico modo per sentirsi valorizzati, probabilmente c’è un problema più profondo che merita di essere affrontato. Il pubblico se ne accorge, percepisce la dissonanza tra ciò che mostriamo e ciò che siamo realmente e la nostra credibilità inizia inevitabilmente a sgretolarsi.
- Senza contesto, sei fuori: Se posti la foto della Ferrari senza dire come ci sei arrivato, più che stima, attiri commenti sarcastici, sfottò e in un attimo, finisci in qualche meme ironico. Da evitare fortemente!
- Flex fuori target: Se promuovi percorsi di dimagrimento e vita sana e poi posti foto di champagne, party esclusivi e vita sregolata stai solo confondendo il tuo pubblico. Cosa otterrai nel lungo periodo? Perdita di credibilità e tanti commenti negativi.
- Ossessione da approvazione: Post seriali su guadagni o beni costosi suggeriscono solo una disperata ricerca di conferme. Attento a questo tipo di pratica: allontana invece che avvicinare utenti. La buona notizia è che puoi sempre scegliere di non essere quel tipo di persone lì!
Anche qui un esempio super pratico: come descrivi il piccolo negozio di quartiere o il giovanissimo startupper appena uscito dall’università che flexa continuamente Rolex e auto di lusso? Qualcuno avvisi questi fenomeni: il rischio di sembrare stonati e fuori luogo è davvero dietro l’angolo.
Abbiamo davvero bisogno di flexare?
Sì, ma con equilibrio. Come scriveva qualcuno su LinkedIn, forse sarebbe meglio fatturare serenamente piuttosto che inseguire like effimeri e poco monetizzabili (ma questa è un’altra lunga storia, di cui ho parlato più e più volte. Inutile riprendere il discorso).
I miei consigli?
- Concentrati sui KPI veri: clienti soddisfatti, retention, margini di profitto. Questi sì che contano davvero, più delle views di una story. Più dei like sui post o dei followers su Instagram.
- Autenticità prima di tutto: racconta i successi ma anche le difficoltà. Posta le foto delle vetrine ma racconta la vita nel dietro le quinte. Mostra ciò che ti ha reso chi sei oggi, ma anche i tanti errori che hai gestito, i tanti ostacoli che hai superato. Questo crea inevitabilmente una relazione autentica col pubblico, ben più solida di qualsiasi “Rolex flexato”.
Flexare: pro e contro
Sintetizziamo quindi i pro e i contro e cerchiamo di comprendere se flexare sia davvero una mossa strategica per il tuo business oppure un errore grossolano che può metterti solo in difficoltà con i tuoi clienti.
Pro
- Visibilità e posizionamento: aumenti la tua notorietà, diventi più riconoscibile e attiri attenzione su ciò che fai.
- Riprova sociale e acquisizione lead: mostrare risultati concreti aiuta a rassicurare potenziali clienti e facilita nuove acquisizioni.
- Motivazione interna: celebrare i successi può stimolare il tuo team e può creare un ambiente di lavoro più motivante.
- Credibilità (se supportata da risultati reali): quando flexi con dati concreti e coerenti, rafforzi inevitabilmente la tua reputazione.
Contro
- L’esposizione eccessiva, stanca: il pubblico può stancarsi rapidamente se continui a mostrare solo risultati e in modo ripetitivo e monotono.
- Flexare continuamente può generare paragoni frustranti: rischi di creare un senso di inadeguatezza in chi ti segue (che quindi non ti seguirà più).
- L’ansia da prestazione: la pressione di mantenere sempre alte aspettative può diventare stressante per te e per chi ti sta intorno.
- L’ostentazione vuota riduce la fiducia: se flexi senza sostanza, la tua immagine perde rapidamente credibilità.
In definitiva: flexare non è un crimine, ma il tutto va utilizzato con estrema saggezza. Flexare con autenticità, in maniera coerente e concreta, può portarti davvero lontano. Flexare per il puro gusto di apparire o semplicemente per ostentare qualcosa che non si è poi così tanto per davvero… beh, ti rende solo ridicolo, sciocco e ti espone a critiche e post ironici (e a volte anche tanto offensivi).
Come dico sempre, lascia che siano i tuoi risultati (reali) a parlare. Lascia che siano le persone a dire che il tuo lavoro è fatto bene, che i tuoi consigli sono utili e che il tuo modo di fare è corretto. Dimostra le tue competenze prima sul campo e poi magari, anche sui social.
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A prestissimo!
Antonio
Formatore sui temi del Marketing Digitale per TheVortex e per la prestigiosa 24Ore Business School, è nell’albo dei formatori Promos Italia, Agenzia Italiana per l’Internazionalizzazione. Autore del libro bestseller Amazon “Calamite Digitali”, Fondatore dello Studio Pubblicitario Quattrocolori. Consulente Marketing ed Esperto di Social Media. Marito di Mariagrazia. Papà di Alessandro. Creativo. Dinamico. Ottimista.