Nei “Venerdì del Brand”, dato la situazione che viviamo in queste settimane a causa del coronavirus Covid-19, è a mio avviso utile analizzare quello che è successo al colosso cinese Alibaba, proprio qualche anno fa. Parliamo del 2002 e dell’ascesa del più grande marketplace cinese di tutti i tempi, “aiutata” anche e proprio dall’epidemia di SARS del 2002.
La storia ci insegna che ogni periodo di crisi porta con se una miriade di opportunità (per chi sa coglierle e dominarle, ovviamente). Questo è il caso di Alibaba e del suo fondatore Jack Ma. In questo articolo, accennerò brevemente la sua storia. Se sei curioso di conoscere nello specifico come un volenteroso studente di lingua inglese è divenuto (in poco tempo), uno degli uomini più ricchi della Cina grazie al web e alla globalizzazione, ti invito a leggere la sua incredibile storia.
Alibaba: l’idea
È il 1995. Il giovane Jack Ma è un professore d’inglese e si trova a Seattle per un servizio di interpretariato. È proprio negli Stati Uniti che scopre Internet e le sue enormi potenzialità. Ne rimane affascinato. Ma è un uomo determinato e resiliente, dal forte spirito imprenditoriale. Per questo motivo lo stesso anno, insieme alla moglie, fonda la sua prima azienda, China Yellow Pages, società di progettazione di siti web.
Non esisteva niente di simile in Cina (in quei tempi era totalmente sconnessa dal web) e quello era quindi il contesto ideale per far crescere velocemente un prodotto in maniera efficace. In brevissimo tempo, infatti, la sua società cresce, ottenendo successo economico immediato.
Dopo appena quattro anni, Jack Ma riunisce 17 amici nel suo appartamento (diverrà la sede del primo ufficio) e, con il suo pragmatismo, riesce a convincerli nel suo nuovo progetto: Alibaba, un nuovo business online, un’azienda raggiungibile in ogni parte del mondo (da qui, già si evince la grande visione di Ma) e dal nome altrettanto globale e facile da ricordare.
I primi fondi da parte degli istituti creditizi, non tardano ad arrivare: Jack & Co. ricevono circa 25 milioni di dollari. Sapevano che i veri concorrenti non si trovavano in Cina ma negli Stati Uniti e conoscevano la potenza degli stessi. Ai suoi, Jack, chiese con fermezza di essere cinici, spietati, lavorare come nella Silicon Valley, senza sosta e con obiettivi ben definiti. Il suo, nello specifico, era quello di quotare in borsa l’azienda, non più tardi del 2002.
La SARS, volano di crescita per Alibaba
Jack Ma riesce in poco tempo a creare un “ecosistema al suo comando”: non parliamo più di un singolo sito perché ad Alibaba vengono affiancati altri canali di vendita, come AliExpress, Taobao e addirittura una piattaforma di pagamento online, Alipay. Negli anni successivi prenderanno forma anche altre realtà legate all’e-commerce e non solo: AutoNavi, Juhuasuan, Taobao Mall, eTao, Aliyun, China Yahoo e il South China Morning Post.
Ma nel 2002 arrivò la SARS, l’epidemia improvvisa che colpì la Cina continentale e che dal novembre 2002 al luglio 2003, determinò 8096 casi e 774 decessi in 17 paesi cinesi, con un tasso di letalità finale del 9,6% (fonte: Wikipedia).
Lo scenario di mercato cambiò improvvisamente: l’isolamento sociale e le restrizioni imposte dal Governo (confinamento in abitazioni e fabbriche) spinse la popolazione cinese a dover utilizzare per necessità internet e gli acquisti online, proprio per evitare il contatto diretto con altre persone. Il lavoro online, venne favorito a quello più pericoloso “in presenza”, proprio per cercare di contenere il contagio da SARS.
Tutto questo, ovviamente, permise l’ascesa veloce di Alibaba, che rispetto ad altri portali simili e concorrenti (es. Ebay) aveva “il polso della situazione” e poteva accedere ad importanti informazioni su ciò che stava accadendo in tutta la Cina. La fortuna volle che i centri direzionali dell’azienda non fossero nelle zone di contagio e quarantena, così da non interrompere alcuna attività (cosa che invece accadde ai competitor che erano ubicati diversamente). Fu il volano per Alibaba, che mise il turbo e si consacrò definitivamente come il più grande marketplace di tutto il continente cinese.
Conclusioni
A quasi vent’anni dall’epidemia del 2002 in Cina, ci ritroviamo oggi a combattere contro un’altra forma di Coronavirus che ci obbliga globalmente, a regimi restrittivi per contenerla. Tutto questo, come allora, ci mette di fronte a nuove sfide, nuove abitudini e… nuovi modelli di business.
Se, ad esempio, in questi anni le piattaforme che facevano da mediazione tra domanda e offerta sembravano vincenti (pensa a quelle di trasporto cibo come Deliveroo o Uber Eats), con l’avvento del Covid-19 che le ha esposte ad un problema di offerta dei prodotti (ristoranti e pizzerie sono chiuse per i provvedimenti governativi) le nuove aziende in ascesa sono quelle come HelloFresh e Blue Apron che producono e distribuiscono direttamente le pietanze o i loro preparati.
Inoltre, come già ampiamente analizzato in altri articoli, sono numerose le aziende che stanno implementando nuovi protocolli di smart working e gli scenari in cui potremmo trovarci da qui a 10 anni, sono solo ipotizzabili e/o prevedibili, osservando proprio la storia e i suoi insegnamenti.
Alla prossima!
Antonio
Formatore sui temi del Marketing Digitale per TheVortex e 24Ore Business School. Fondatore dello Studio Pubblicitario Quattrocolori e dell’academy online MpowerMarketing. Consulente Digital Marketing ed Esperto di Social Media. Marito di Mariagrazia. Papà di Alessandro. Creativo. Dinamico. Ottimista.